Caterina Berti, Studentessa della Digital Combat Academy a Milano
Spesso ci chiedono quale sia la distinzione tra il Corso a Roma e quello a Milano. La differenza principale sta nel livello di seniority degli Studenti. A Milano abbiamo la possibilità, e l’onore, di accogliere persone con un livello più alto di esperienza. La protagonista di questa storia, ad esempio, è una copywriter di Leo Burnett.
Caterina Berti ha maturato una solida mentalità internazionale sin da piccola. Prima fantasticando con l’immaginazione grazie ai racconti del padre, professionista spesso in viaggio, e poi per via delle sue esperienze dirette.
Oggi lavora per una delle agenzie pubblicitarie più famose al mondo, e abbiamo visto di persona cosa rappresenti per una professionista del suo livello vivere l’esperienza di una gara ad alto livello.
Per questo siamo doppiamente felici di averla in aula. Comprendiamo perfettamente cosa voglia dire vivere una vita stimolante ma complessa, fatta di sfide costanti e agende serrate, fasi della vita in cui l’orologio viaggia veloce e il tempo sembra sempre troppo poco.
Nonostante tutto, Caterina ha trovato la forza e l’energia per partecipare al nostro Corso a Milano, e confidiamo che un weekend alla volta la scuola possa portarle valore, così come lei lo porterà ai suoi compagni di corso.
Per voi, la sua intervista.
Ci hanno raccontato che chi studia filosofia è solo un pensatore, una persona poco pragmatica, poco ancorata alla realtà delle cose. Ma come tanti miti intorno al mondo universitario, anche questo si è dimostrato errato. Tra Germania e Italia, tra TUB e Ca’ Foscari, portaci nel tuo, di viaggio accademico. Cosa ti sei riportata a casa dai tuoi anni universitari?
“Studiare il pensiero insegna a pensare – e pensare è la base di ogni agire.
All’epoca la mia scelta fu di tipo elettivo, più che calcolata per un’evoluzione professionale: volevo fare quello che mi piaceva (pensare) e al lavoro avrei pensato dopo.
Così ho iniziato un percorso a trame incrociate: dall’Italia alla Germania, dalla teoretica alla metafisica, passando sempre e comunque dal linguaggio – la forma dell’esistenza umana che più mi sta a cuore.
Studiare filosofia del linguaggio in altri linguaggi mi ha insegnato che le parole sono mondi e che ogni mondo è fatto anche da e con parole.
Se quello che ho detto suona bizzarro, bene: dalla confusione possono nascere ottime domande e – a volte – da una domanda si può arrivare ad una buona risposta.
È stato così per me, nel momento in cui mi sono chiesta dove volevo atterrare dopo questo lungo viaggio.
Oggi scrivo per la pubblicità – un lavoro che non potrei fare senza pensiero, né senza linguaggio”.
Le tue certificazioni linguistiche fanno scopa rispetto alla tua esperienza di traduttrice. Evidentemente le lingue straniere hanno rappresentato, e rappresenteranno, un punto di forza del tuo bagaglio di competenze. Non per caso ti definisci ‘language nerd’ su LinkedIn. Da dove nasce questa passione e come l’hai coltivata nel tempo?
“Mio padre ha sempre viaggiato molto per lavoro – un’attività nella quale da bambina non lo potevo accompagnare e che mi ha condotto a passare molto tempo a immaginare un mondo fuori dal mondo in cui vivevo il mio quotidiano. Fuori dalla cultura di cui avevo esperienza e fuori dalle lingue che capivo.
Da ogni luogo visitato mio padre portava a casa racconti e oggetti. Nelle sue parole immaginavo la Lapponia, la Cina, Houston e il Kazakistan… Così, quando finalmente la scuola mi ha presentato gli strumenti per entrare nel mondo circoscritto dalla lingua inglese, è stato amore.
Dopo l’inglese è venuto il francese, dopo il francese il tedesco… Oggi studio, ascolto e leggo il più possibile in svedese, e mi chiedo quando chiuderò la porta su questo mondo per aprirla su un altro, diverso e nuovo”.
Tra i link di riferimento rispetto al tuo profilo ce ne hai passato uno, molto interessante, unico nel suo genere. Si tratta del tuo profilo su Goodreads, social network dedicato al mondo dei libri. Prova a iper semplificarne il funzionamento agli occhi e alle orecchie di chi non lo conosce. Come funziona e che vantaggi fornisce l’utilizzo di questa piattaforma?
“Goodreads è una piattaforma di social cataloging dedicata ai libri.
Questo significa che su Goodreads si va per cercare informazioni su un libro o un autore, per creare liste di libri che si è interessati a leggere o che si sono già letti e, in fine, per registrare e discutere la propria opinione su opere o autori.
Esistono inoltre una miriade di funzioni minori come tool per la partecipazione e la creazione di sondaggi, per scoprire nuovi libri basandosi su liste e letture passate, per creare e fare quiz, o per pubblicare scritti autografi e richiedere peer review.
Ogni utente accede alla piattaforma tramite un profilo e, oltre a fare quanto ho già descritto, ha la possibilità di creare un network personale di lettori, aggiungendo amici e seguendo altri profili.
Sono presenti anche delle pagine autore, tramite le quali chi scrive e pubblica può parlare alla propria fanbase e farsi trovare più facilmente.
Da un punto di vista commerciale, Goodreads, che oggi è proprietà di Amazon, serve a vendere libri.
Esistono infatti dei bottoni incorporati che facilitano gli acquisti portando gli utenti direttamente sul loro marketplace digitale di riferimento.
Da un punto di vista personale, la piattaforma è un ottimo strumento per chi ama leggere e vuole informarsi o confrontarsi con le opinioni di altri lettori o per chi vorrebbe leggere di più e ha bisogno di farsi spronare – ad esempio tramite l’annuale Reading Challenge.
Esiste però anche un’altra potenzialità della piattaforma che alcuni autori e personaggi pubblici hanno iniziato a sfruttare: come molti altri social network, anche Goodreads può diventare uno strumento di personal branding – una vetrina in più per esporre ciò che ci piace, che facciamo e che pensiamo”.
Arriviamo allora al tuo presente professionale: international copywriter di Leo Burnett, semplicemente uno degli imperi più noti nel mondo delle agenzie pubblicitarie. Portaci all’interno della tua quotidianità, e dacci anche qualche prospettiva futura. Come si articola la tua settimana lavorativa e, nel giungere alla Digital Combat Academy, che obiettivi formativi ti sei posta?
“La vita professionale del creativo d’agenzia è difficile da schematizzare: lavoriamo per progetti e ogni progetto è un’avventura a sé – per numero di step, durata, dimensione e tipo di output richiesto.
Inoltre, è una vita che non si vive da soli: per la riuscita di un progetto c’è bisogno della collaborazione di molte e diverse figure: c’è chi scrive, come me, chi invece si occupa dell’art direction, della gestione del cliente e della strategia.
Si fanno quindi molte riunioni, si fa brainstorming. È un business fatto di idee e di esecuzioni, e se le prime devono essere il più possibile semplici, le seconde saranno necessariamente complesse, ricche di dettagli da curare e a cui prestare attenzione.
Ma l’attenzione di chi lavora nell’advertising non può esaurirsi solo sul progetto a cui sta lavorando.
Per restare rilevanti nella vita e nelle menti dei consumatori dovremo cambiare gli spazi – e di conseguenza i modi – in cui facciamo comunicazione. Se un tempo la chiave era la televisione, oggi sono centrali i social.
In futuro un nuovo terreno di scontro potrebbe essere quello dei canali legati ai marketplace digitali e all’e-commerce.
È anche in questo spirito che mi sono iscritta al master: per aggiornarmi e per esplorare nuove possibilità, oltre che per imparare a capire meglio tutte le altre professionalità che circondano la mia, nei molteplici mondi del marketing”.