Salvatore De Marco, Studente della Digital Combat Academy a Roma
Studente alla LUISS di Roma, animo d’animatore, economista e appassionato di filosofia e letteratura, lui è Salvatore, nuovo Studente del nostro Corso a Roma in partenza per il 10 aprile 2021 negli spazi di Office Jam, in zona Tiburtina.
Ecco il frutto della conversazione avuta con lui.
Finito il liceo, hai scelto il percorso accademico presso la facoltà di economia aziendale all’università LUISS di Roma. Questo percorso, per via dei tempi, non si è sviluppato come prestabilito, ovvero, in aula con colleghi e docenti. Quali pensi siano stati i pro e i contro di questa didattica a distanza?
“All’inizio, quando ancora il Covid non era ancora nei nostri pensieri, la vita universitaria penso sia stata la svolta più grande della mia vita, un cambiamento radicale dall’ambiente liceale: persone, modalità di studio, lezioni e valutazione del rendimento, oltre che ovviamente il modo di pensare e di rapportarsi all’istituzione scolastica, ai professori e alle materie di studio, che per una volta erano quelle scelte, quelle che mi interessavano al 100%; un mondo fantastico si stava aprendo davanti a me.
Poi è arrivato marzo 2020 e tutto ciò che ha comportato il lockdown e le restrizioni.
Non mi sento di dare un giudizio completamente negativo… certo è venuta mancare una grossa fetta dell’esperienza universitaria: gli amici, i colleghi, i gruppi studio, ma anche i pomeriggi passati a chiaccherare e svagarsi; tutti rimpiazzati dalle 4 mura domestiche e da una reclusione forzata.
Tuttavia, sono una persona che riesce a trarre sempre il meglio dalle situazioni, anche quelle più dure. Ovviamente, anche io ne ho risentito, fisicamente e psicologicamente, dello stravolgimento dello stile di vita a cui ero abituato, ma alla fine qualche lato positivo c’è stato: in primis, sicuramente, il fatto di poter dormire di più e di non dovermi farmi un’ ora di mezzi pubblici di andata e un’altra di ritorno, poi la comodità di stare a casa (rigorosamente in pigiama) a seguire le lezioni, di avere meno distrazioni, dato che non si poteva uscire (adesso un po’ di più, ma non siamo sicuramente ai livelli pre-pandemia), e un focus maggiore sugli obiettivi scolastici, dato che era ed è una delle poche cose che permette di distrarsi da tutto ciò che avviene all’esterno.
Però, non negherò che le difficoltà non sono venute a mancare: i professori non esattamente capaci di usare la tecnologia, gli occhi che si stancano dopo aver passato 6 ore davanti ad uno schermo, la connessione che va e che viene e, soprattutto durante gli esami, può causare ansia e non permette di capire quello che succede; l’asetticità e la distanza, non solo fisica ma anche mentale, con i professori, ma soprattutto con i colleghi, ogni tanto ti buttano giù e cerchi di soffocare la solitudine buttandoti nel letto.
Nel complesso si cerca di guardare il bicchiere mezzo pieno, ma ogni tanto l’occhio non può fare a meno di guardare anche l’altra metà: adesso vuota.”
Fare l’animatore è stata una delle tue prime esperienze lavorative. Professione orientata alla relazione con la persona. Provando a ricostruire questa esperienza di lavoro, che competenze hai acquisito che ancora oggi senti di poter rivendere a livello professionale nella tua nuova professione di project manager?
“L’esperienza da animatore non mi ha solo formato, mi ha cambiato la vita: oltre ad essere più estroverso, più responsabile, più consapevole di me stesso e degli altri.
Gli aspetti più importanti nei quali penso di essere maturato e che potranno servirmi anche per il futuro sono sicuramente quello relazionale, di gestione del tempo e del lavoro di squadra. Quando sei animatore, soprattutto nei villaggi, ognuno ha una sua mansione, ma si deve essere coordinati per un fine comune: quello di far passare una bella vacanza agli ospiti; se anche uno sbaglia ci rimettono tutti, perciò il rispettare gli orari, ma soprattutto il lavoro degli altri, è la chiave per far andare tutto bene.
Queste qualità, ho imparato, per un project manager sono fondamentali: saper coordinare il proprio lavoro e quello degli altri, rispettando determinate scadenze, è la base per un portare avanti un business, soprattutto se a ciò si aggiunge una buona dose di comunicazione tra le parti.”
Nei rari momenti liberi, che la frenesia dei tempi moderni impone, alimenti la pagina Instagram @citazioni_moderne. Quindi, oltre ad essere uno studente di economia sei un appassionato di filosofia e letteratura: come riesci ad integrare i due mondi?
“Le persone mi chiedono perché ho scelto economia anziché filosofia, nonostante la prima mi piacesse di più; io rispondo che non ho rinunciato alla filosofia, ho semplicemente scelto una sua branca.
Non mi scorderò mai la frase che apriva il libro di economia aziendale: “L’economia è lo studio dei problemi economici, vale a dire quei problemi che nascono dai bisogni dell’uomo, tendenzialmente illimitati, che sono contrapposti alle risorse disponibili, tendenzialmente limitate”.
Inizialmente, ero più propenso a scegliere la facoltà di filosofia, mi ha sempre affascinato, ma alla fine ho optato per economia… delle volte mi chiedo come sarebbe la mia vita adesso se avessi preso la decisione opposta, non che rinneghi ciò che ho fatto, assolutamente, ma ogni tanto mi ritrovo immerso in voli pindarici riguardanti un mio possibile futuro da filosofo, con i miei libri, i miei saggi, i miei tweet dove condanno la gioventù moderna perché ha perso i vecchi valori.
Immaginazione a parte, adoro l’economia: penso sia la chiave per capire come funziona, almeno in linee generali il nostro mondo; alla fine l’economia è in tutto e coinvolge tutto.
L’economia non è solo moneta, finanza e profitti, è una scienza sociale: studia l’uomo e i suoi comportamenti; non è affatto una scienza esatta, pone più domande di quanto dia risposte.
La filosofia, nel senso stretto del termine, è la chiave per comprendere il mondo a livello metafisico, umano e sociale. Studia l’uomo, il suo pensiero e le sue credenze attraverso modelli sviluppati nel corso della storia dai filosofi che tentavano di spiegare il funzionamento del mondo.
L’economia, ugualmente, si basa su modelli sviluppati nel tempo da economisti che tentavano di spiegare il funzionamento del mondo.
Economia e filosofia sono molto più simili di quanto la gente pensi: entrambe basate su modelli che, qualcuno più qualcuno meno, tentano di mettere ordine al caos che ci circonda e le conclusioni a cui arrivano entrambe, il più delle volte non sono definitive, ma sono degli spunti, per coloro che verranno dopo, a riprendere e a migliorare ciò che è stato fatto prima.”
Per arrivare a risultati nel medio e lungo termine, bisogna lavorare su se stessi ed avere chiari in testa gli obiettivi che vogliamo raggiungere. Concludiamo, allora, con la tua partecipazione alla Digital Combat Academy: cosa vuoi riportarti a casa dal corso?
“Il motivo per cui ho scelto la Digital Combat Academy non è solo affacciarmi al mondo del marketing e apprendere nuove capacità e conoscenze, anche se né riconosco l’importanza, ovviamente.
Penso che la principale ragione che mi ha portato ad iscrivermi alla DCA sia il network di persone che, non solo la compongono dall’interno, ma anche che ci gravitano attorno.
Conoscere il marketing, studiare la teoria, fare pratica, sono tutte cose indispensabili se si vuole lavorare in questo campo, ma la DCA dà un valore aggiunto: il network di persone a cui ti affacci. E sarei un pazzo se non sfruttassi questa opportunità al 100%, capendo come funziona anche il mondo del lavoro in questo settore.
Oltre ad imparare dai migliori del settore, penso che buona parte delle lezioni si svolga all’esterno delle aule (fisiche o virtuali che siano); la vera lezione è quella di vita: potrai essere bravo e competente quanto vorrai, ma se non sei in grado di relazionarti al mondo che ti circonda non andrai lontano.
In conclusione, si, apprendere hard-skills teoriche e pratiche, ma, soprattutto, rubare con gli occhi dalle persone che mi circondano.”