Matteo Terenzi, Studente della Digital Combat Academy a Roma
Tra i nuovi ingressi del Corso a Roma in partenza per aprile 2022 c’è Matteo Terenzi. Laureato al dipartimento CORIS della Sapienza di Roma, social media manager per alcune attività locali, sarà il nostro Pokéuomo.
Partiamo dalla tua passione distintiva, quella verso i Pokemon. Tutti li conosciamo, tutti in qualche modo potremmo averci avuto a che fare come giocatori o spettatori del cartone animato. Tu hai portato questa passione al next level. Ci racconti da dove nasce e come evolve?
“Sin da piccolo sono stato circondato da nerd. Mio padre, classe ‘56, era un nerd dei suoi tempi, fissato con Tex ed i cowboy più di chiunque altro.
Mio fratello, classe ‘81, era un patito dei comics Marvel, di Star Wars e dei primissimi videogiochi che arrivavano su PC e quelli targati Nintendo.
Io, classe ‘94, sono cresciuto circondato da nerd e ne sono uscito fuori più nerd di loro. Passavo interi pomeriggi a giocare a Super Mario Bros. 3 che mi piaceva così tanto che recuperai anche quelli più vecchi e spartani.
La mia era una passione viscerale; verso i videogiochi, verso Nintendo e verso i fumetti di ogni sorta.
A 10 anni, dopo tante richieste, finalmente approcciai il mondo Pokémon.
Mia madre mi comprò un GameBoy Color viola (con scocca trasparente) accompagnato da Pokémon Oro. Fu amore a prima vista.
Quella che ho con il mondo Pokémon può essere definita una vera relazione sentimentale. Pokémon non è oggi il videogioco che mi diverte di più di tutti – sono fuori target ormai – ma sicuramente è quello che conosco meglio.
Crescere con i mostri tascabili mi ha permesso di comprendere mondi e culture diverse dalla mia, riuscendo a farmi cogliere gli aspetti più latenti di questo semplice gioco di collezionismo.
In Pokémon ho trovato di tutto. Nella costruzione dei mondi di gioco, nella meccanica della cattura, nelle ideologie dei “cattivi” e nei design stessi di ogni mostriciattolo è nascosto un pezzo della storia del mondo.
Per citare qualcosa di molto attuale: Corsola è il Pokémon Corallo originario della regione di Johto. Nei giochi più recenti il suo design è stato rivisitato con una variante regionale che gli ha fatto acquisire anche un’evoluzione tutta sua.
Il Pokémon Corallo, oggi appare triste, grigio, spettrale, a parlarci delle condizioni delle barriere coralline che tutti conosciamo.
Per tutte queste ragioni nasce Pokéuomo. Pokéuomo è un patito di videogiochi, un patito di fumetti, ma anche un attento osservatore della società in cui vive.
Pokéuomo è l’uomo tascabile del nostro tempo, colui che ama tutto ciò che è “a portata della propria tasca”.
Non è un semplice homo ludens, che ama passare le giornate a giocare, no; il Pokéuomo è l’umano di oggi, che porta il proprio mondo in una tasca, nello smartphone o dentro lo zaino.
Che poi è proprio quello che succede in Pokémon, no?
L’uomo incapsula le forze della Natura in delle piccole palle tascabili per poi utilizzarle a proprio piacimento per migliorare la propria vita”.
Latina Editoriale Oggi, Elettrolazio, vita da freelance. Ci piace ospitare in aula chi già si è sporcato le mani col digitale, perché avrà modo di portare a terra con ancora più efficacia gli insegnamenti d’aula. Ci ricapitoli in pillole lo sviluppo dei tuoi primi passi sul web?
“Tutto iniziò con un sogno nel cassetto da realizzare: il giornalismo.
Entrai a vent’anni nella redazione sportiva del quotidiano della mia città, Latina Oggi.
Il mio compito era quello di seguire il calcio locale, a me tanto caro e da me seguito tutt’ora che non faccio più questo lavoro bellissimo.
Scrivendo scrivendo, arrivano i primi contatti, le prime proposte da addetto stampa ed i primi rapporti diretti con squadre che mi chiedevano di dargli supporto per curare al meglio i loro social.
Ben presto capii che il digitale era la mia strada, ed intrapresi così un corso magistrale che mi potesse avvicinare al mondo del marketing.
Oggi sono un freelance aperto a tutti i tipi di sfide: mi piace studiare e scoprire nuove realtà.
Dopo anni da Social Media Manager, però – grazie anche all’esperienza fatta nell’ufficio marketing di Elettrolazio – ho capito che la mia vocazione è quella di scrivere.
Oggi miro alla creazione di contenuti, più che alla semplice gestione, perché nella mia idea di digitale al centro convivono community ben strutturate e contenuti senza macchia”.
Ci vuole pazienza alla Sapienza, recita il motto capitolino, eppure un percorso strutturato presso il Coris nutre ancora oggi i suoi meriti accademici. Tu, dalla tua esperienza universitaria, cosa sei riuscito a riportarti a casa?
“Alla Sapienza ci vuole molta pazienza, è vero, ma ne vale la pena. Il CORIS è un luogo magico in cui incontri tanta gente fantastica che poi ti ritrovi tra i titoli di coda dei programmi TV o addirittura direttamente sullo schermo in azione.
Insomma, è un percorso che sa il fatto suo e si compone di gente determinata a portare a casa la partita in ogni modo.
Dell’università ho tanti bei ricordi, è stato un periodo felice della vita che mi ha regalato tanta consapevolezza del mondo ed affetti stabili che durano ancora oggi – al primo anno colpo di fulmine e poi… È storia!
L’università però non ti forma completamente, non ti prepara totalmente all’impatto gigante che si ha all’approccio col mondo del lavoro. Ecco quindi che dopo essersi formati, si deve continuare costantemente ad aggiornarsi ed avere quel pizzico di coraggio di buttarsi in tutti i progetti che si ritengono validi.
Esperienza e nozioni, ancora ancora ed ancora”.
Siamo al 2 aprile del 2022, parte il nostro percorso in aula a Roma, inizia l’avventura. Ti guardi intorno e vedi tante persone nuove, tra cui Docente e compagni di corso. Con che aspettative ti siedi in classe il primo giorno?
“Dalla DCA mi aspetto un’esperienza grazie alla quale crescere e conoscere tanta gente appassionata al digitale come me.
Sono pronto a cogliere ogni spunto da tutti, con la certezza di trovare persone con i miei stessi interessi e la mia stessa motivazione.
Spero di riuscire a dare tutto me stesso per lasciare del mio a tutti quelli che seguiranno con me, non vedo davvero l’ora di iniziare!”.