Gian Paolo Iervolino, talento e umanità per un campione della fotografia
Il mago delle immagini che ha immortalato l’evento Be Digital del 29 aprile
Il digitale ha costretto molte professioni, se non tutte, ad aggiornarsi. La fotografia in particolare è stata messa alla prova da canali prettamente visuali come Instagram. Molti professionisti hanno reagito con rigetto, negando a se stessi questi canali in virtù di un mal riposto senso di protezione nei confronti della propria arte.
Gian Paolo Iervolino non è tra questi. Ha saputo cogliere al meglio le opportunità della rete, senza ovviamente dimenticare che l’arte si sviluppa sul campo. Per strada come professionista, e in aula come formatore.
Noi della Digital Combat Academy abbiamo potuto toccare con mano la sua arte il 29 aprile, in occasione dell’evento Be Digital organizzato in collaborazione con Be Project. Qui potete trovare l’album fotografico relativo all’evento.
Negli scatti abbiamo apprezzato la sua competenza, nelle pause la sua umanità. Il minimo che potessimo fare era dare spazio alla sua storia, alle sue parole e ai suoi progetti. Perché in questa scuola promuoviamo il merito e il talento. E Gian Paolo ne ha da vendere.
Qui la sua intervista.
La fotografia è la capacità di raccontare la realtà per immagini, di cogliere frammenti dell’esistenza spesso invisibili ai più. Tu che definizione personale daresti della fotografia e quando hai capito che sarebbe diventata la tua professione?
“Ti rispondo con un gesto autocelebrativo estremo citando quanto ho scritto nel mio libro ‘Flowing Time’ parlando appunto di me e della fotografia:
Più che professione amo definirla passione remunerata cercando da sempre di viverla come tale per dare il meglio in ogni circostanza”.
Parliamo del rapporto tra offline e online. Come gestisci ad oggi la promozione dei tuoi lavori su Internet e su quali punti di investire di più?
“Sono sempre stato affascinato dalla tecnologia: figlio degli anni ‘80 ne ho vissuto con entusiasmo e crescente curiosità lo sviluppo cercando di essere sempre al passo con i tempi. Oltre al contatto diretto, alla presenza sul territorio di mie personali permanenti in alcuni luoghi prestigiosi ed importanti di Roma, oltre a partecipare a mostre collettive e, ovviamente, a vedere il mio libro in altrettante librerie sia di Roma sia della provincia, ho un mio sito internet con relativo e-commerce, una pagina Facebook con un numero inaspettato di contatti e un profilo Instagram altrettanto seguito; sicuramente le piattaforme social sono il cavallo vincente su cui puntare per raggiungere il numero maggiore di persone, in tempi ridottissimi e con costi veramente impensabili un tempo nel mondo della pubblicità”.
Che giudizio dai alla tua categoria professionale in materia di digitale: apocalittici o integrati?
“Esisterà sempre una frangia ‘estremista’ di puristi della fotografia che vedono nella divulgazione on line del proprio lavoro – dove per divulgazione intendo la pubblicazione su tutte quelle piattaforme diverse da un proprio sito internet – il male per la perdita del copyright; ma fortunatamente questa tendenza sta ormai scemando e tutti si stanno integrando pienamente”.
4) Parlaci della tua attività di formatore. Come mai hai deciso di sbarcare in campo come Docente e che stimolo ti dà trovarti in Aula di fronte a tante persone che hanno giovano di imparare?
“Nella mia carriera mi sono sempre trovato a formare altre persone: ho iniziato da giovanissimo ufficiale dell’esercito a fare corsi per i soldati semplici che dovevano diventare graduati di truppa, come promotore finanziario ho tenuto corsi di comunicazione e tecniche di vendita ai consulenti assicurativi che avrebbero poi affrontato l’esame per diventare miei colleghi e tante altre situazioni analoghe.
Nell’ambito della fotografia è iniziata quasi per gioco, in un contesto totalmente avulso dalle accademie e dagli istituti: nel gennaio del 2017, ho voluto aiutare le popolazioni colpite dal terremoto devastante dell’agosto precedente. Con e grazie ai miei carissimi amici dell’Accademia Medioevo abbiamo realizzato un evento a sostegno degli abitanti di Arquata del Tronto – città completamente rasa al suolo – al fine di rendere il loro soggiorno forzato nelle strutture alberghiere messe a disposizione un po’ meno pesante.
Tra loro c’era un gruppo di ragazzi giovanissimi, tra i 17 e i 20 anni che avevano creato un blog in cui raccoglievano testimonianze e raccontavano gli sviluppi socio politici da quel maledetto 28 agosto 2016 in poi.
A questi ragazzi regalarono una reflex digitale che non sapevano neanche accendere… da lì alle scuole superiori il passo è stato breve: tanta faccia tosta e un programma ben dettagliato e facilmente realizzabile. Ho sempre ritenuto che non c’è nulla di più gratificante dei risultati eccellenti che puoi contribuire a raggiungere attraverso i tuoi insegnamenti”.
Concludiamo con un focus sulle tue specializzazioni. Cosa ti ha spinto a scegliere un certo tipo di fotografia e quali sono i contesti lavorativi in cui ti trovi più a tuo agio?
“Einstein una volta disse:
Non ho nessun talento speciale. Sono solo appassionatamente curioso.
La curiosità nei confronti delle dinamiche sociali tutte, da quelle più allegre e ‘bucoliche’ a quelle più crude e difficili; la necessità di capire l’Uomo osservandone gli atteggiamenti: questa è la prima leva di ogni mio lavoro. Non amando essere protagonista diretto, per timidezza sostanzialmente, preferisco il ruolo di osservatore.
Nei ritratti, per esempio, non do alcuna importanza alla bellezza del soggetto in quanto tale – a meno che non venga strettamente richiesto – ma cerco sempre ed esclusivamente di far trasparire alcuni aspetti della personalità che altrimenti non verrebbero fuori.
Sto lavorando a quello che sarà il mio prossimo progetto editoriale in cui voglio mostrare gli aspetti più spigolosi e non manifesti delle persone: un progetto arduo, lungo, in un territorio in cui dovrò muovermi in punta di piedi nel rispetto delle fragilità altrui dando voce a quelle grida d’aiuto che restano soffocate in gola.
Equilibrio il tutto con lavori ovviamente e fortunatamente più leggeri legali allo still life per la realizzazione di campagne pubblicitarie, architettura d’interni e la mia preferita in assoluto che è la street – dove la componente umana e le sue dinamiche la fanno sempre da padrone”.