Gianluca Dodero, La Grande Sfida della Comunicazione Istituzionale
Il mondo cambia e alcuni settori restano al passo coi tempi più di altri. Ufficio stampa e comunicazione istituzionale sono due dei contesti più sfidanti
Di Gianluca ci ha colpito la serietà della Video-Candidatura. Ambientazione posata, microfono professionale, tono equilibrato. Se non avessimo conosciuto più a fondo la persona, avremmo scommesso che ci fosse un background di esperienza radiofonica dietro quell’impostazione. E invece no: Gianluca è semplicemente calibrato in ogni sua espressione.
La sua è una delle sfide professionali più interessanti da affrontare. Chi viene dal contesto di ufficio stampa e comunicazione istituzionale, infatti, sa bene quanta difficoltà si faccia a comunicare, oggi, in contesti del genere. Contesti in cui gli interlocutori hanno molti capelli bianchi e poca disponibilità ad abbracciare il nuovo.
L’attenzione al dettaglio di Gianluca, che è una qualità positiva, si trasforma in un ostacolo alla velocità e al cambiamento in contesti istituzionali in cui ogni tweet, ogni sillaba, deve essere calibrata per non creare terremoti diplomatici. Ma il mondo corre veloce, e per restare al passo coi tempi bisogna correre altrettanto veloci. E in questo sottile equilibrio tra mantenimento dello status quo e continuo aggiornamento che si giocherà la grande partita della comunicazione istituzionale.
Siamo lieti di avere Gianluca con noi per questo Corso in Aula di ottobre perché, a giudicare dallo spirito, porterà a casa esattamente quello di cui ha bisogno. Da un lato, potrà tornare a testa alta in un settore professionale in cui un giovane come lui può, e deve, dettare leggere sul digitale. Dall’altro, acquisirà le competenze che gli consentiranno di coltivare tutti i progetti personali che, nel tempo libero, alimenteranno il suo spirito organizzativo.
Ma ora basta anticipazioni: per voi, l’intervista a Gianluca.
Che valutazione complessiva assegneresti alla tua esperienza triennale alla LUMSA di Roma?
“La formazione relativa all’insegnamento è abbastanza standard, i metodi sono tradizionali e l’unico valore aggiunto – ma è soggettiva come cosa – è il background culturale cattolico che ti lasciano. Quella traccia formativa poi la ritrovi nei ragionamenti e nei vari ambiti e contesti sociali di cui fai parte o che frequenti”.
Quello dell’ufficio stampa sembra essere uno dei settori professionali più in difficoltà. Giornalisti e comunicatori faticano spesso a valorizzare le competenze di scrittura e di network, in un contesto moderno in cui i contenuti sui social media possono raggiungere molte più persone di qualunque comunicato stampa. Come vedi evolvere la professione?
“Per la mia esperienza personale, vedo molto più con prospettiva la professione di addetto stampa che quella di giornalista, ma solo nel privato. A livello di comunicazione istituzionale invece, queste realtà sono indietro anni luce perché la loro comunicazione è piegata all’interno e non riescono a comunicare a nuovi associati e/o all’opinione pubblica”.
Com’è stata la tua esperienza di ufficio stampa per il Sindaco al Comune di Roma?
“Shockante perché è stata una esperienza cui non ero pronto. La politica soprattutto a quei livelli è un ‘affare complicato’, c’è schizofrenia, entrano in balle dinamiche che esulano dalla semplice professione. Comunque un onore per ogni cittadino quello di poter lavorare in Campidoglio e per la propria città, seppure per poco tempo”.
I sei mesi a Milano per Expo 2015 devono essere stati brevi ma intensi. Raccontaci com’è stato lavorare fuori casa, e di cosa ti occupavi esattamente per Confindustria.
“Di sicuro è stata l’esperienza più importante sinora a livello professionale. L’impatto con Milano è stato ottimo, e ho saputo apprezzare oltre i luoghi comuni e i pregiudizi la vivibilità e la crescita culturale oltre che economica di una città italiana nel 2017.
In Expo per Confindustria mi occupavo della comunicazione della mostra Fab Food, la Fabbrica del gusto italiano, che era un omaggio ai prodotti del Made in Italy da un lato (poiché in Confindustria vi sono varie anime, era stato voluto da Federalimentare), ma anche alle tecnologie con le quali le aziende garantivano la sicurezza e la qualità dei prodotti. Il tutto in un periodo particolare perché fu la prima apertura di una istituzione (che non aveva nel 2015 profili istituzionali Twitter e Facebook) verso la comunicazione social.
Dopo Expo, infatti, vi fu una audizione privata di migliaia di imprenditori in Vaticano e una tre giorni chiamata ‘Fare Insieme’, in cui si sottolineava la funzione sociale del fare impresa e vi fu il primo live tweeting della storia”.
La comunicazione istituzionale è un terreno stimolante e al contempo sfidante. Molte barriere all’innovazione, o comunque al cambiamento, rendono i processi di lavoro spesso meno veloci del dovuto. Qual è il tuo piano di azione per fare la tua parte nell’avanzamento di un intero settore?
“Molto dipende dalla ricettività dei presidenti o dei direttori generali, ma soprattutto dall’obiettivo che ci si pone. Se una associazione di categoria si vede come parte del sistema ma non ne vuole contribuire al miglioramento o se lo vuole. Se la strategia è fare tesserati o associati o se è contribuire a migliorare il sistema Paese. Su quello si gioca la direzione della comunicazione, i target e via dicendo”.
Concludiamo con una domanda specifica sul Corso in Aula. Quali sono le materie di cui senti di voler avere una pratica infarinatura e quali, invece, quelle su cui senti di volerti specializzare?
“Sinceramente,e non è una risposta di comodo, vorrei formarmi su tutti gli argomenti, perché mi sento lacunoso in generale sull’uso di questi strumenti”.