Jacopo Mele, l’Arte di Connettere le Persone e Accelerare il Progresso
Tra i 30 under 30 più influenti per Forbes, tra le 50 persone da tenere d’occhio nel 2017 per Wired. Ecco come onorare il digitale in Italia e nel Mondo
Nei Corsi di Scienze della Comunicazione si insegna la differenza basica tra i media tradizionali e i nuovi media. I primi si basano una logica one-to-many: è il caso delle emittenti radiofoniche e televisive che spediscono un unico messaggio a una massa indistinta. I secondi seguono invece la logica del many-to-many: è il caso dei social network che mettono in connessione persone in grado di giocare sia la parte dell’emittente che del ricevente. C’è però un terzo tipo di medium che nel 2017 merita di essere altrettanto approfondito. È il medium basato sulla persona, o human-based, di cui Jacopo Mele è massimo esponente e che meriterebbe un capitolo a parte nelle Scienze della Comunicazione.
Ma come fa una singola persona a fungere da medium? Nonostante la complessità della domanda, Jacopo ha trovato la risposta. Ed è riuscito a farlo perché, in realtà, la risposta l’ha sempre avuto dentro di lui. La capacità, e il desiderio, di connettere le persone è stata una vera vocazione coltivata in tutte le fasi della sua vita.
Ieri il piccolo Jacopo accompagnava i compagni di scuola a casa e allacciava loro le scarpe se necessario. Oggi il grande Jacopo accompagna le aziende nel digitale e fornisce loro talenti e investitori quando richiesto. Ieri il piccolo Jacopo professava il verbo della relazione umana e genuina nella comunità di Fisciano. Oggi il grande Jacopo diffonde il verbo del Digital Life Coaching a Roma, a Londra e ovunque altro il Mondo lo richieda. Perché le ambientazioni cambiano, ma le qualità restano.
Avere Jacopo in squadra come docente del nostro Corso in Aula significa dare ai nostri studenti un insight sull’umanità, prima ancora che sulla tecnologia. Significa dimostrare empiricamente il valore professionale dell’empatia, del network e della connessione sociale. Significa soprattutto provare che se l’umanità è uno dei tratti distintivi dell’essere italiani, allora l’Italia e i suoi migliori talenti meritano un posto in pole position nell’eterna gara della vita. Una vita che deve farci incontrare le persone giuste, ricevere gli stimoli migliori e, in ultima istanza, come direbbe Jacopo, darci un sorriso.
A voi le sue parole, a noi l’onore di avere Jacopo in squadra.
La prima volta che il tuo nome è arrivato in casa della scuola è stato per merito di Riccardo Russo, tuo giovane amico e talento siciliano. Riccardo ti definì un ‘connettore’, o hub per dirla in chiave anglofona. Prima di entrare nel dettaglio della tua professione, raccontaci di questa vocazione. Che origini ha questo desiderio innato di mettere in connessione le persone?
“Riccardo è un talento che seguo da tre anni, ci siamo conosciuti su LinkedIn perché mi aveva incuriosito il suo profilo. Sono stato sempre curioso di conoscere nuove persone, fin da quando andavo alle scuole materne volevo conoscere nuovi amici e supportarli. Mi sono sempre divertito nel connettere persone per trovare nuove soluzioni, ed oggi mi sento un hub contaminato da persone stimolanti”.
Sappiamo che il periodo degli studi non è stato quello che ti ha appassionato di più. A seguito del diploma in cinematografia & televisione hai optato per la pratica lavorativa e per corsi specialistici, come quelli online di Coursera. In diverse interviste parli di non amare i ‘percorsi accademici standardizzati’. Dunque ti chiediamo: nell’era moderna, come pensi che dovrebbe evolvere la trasmissione della conoscenza?
“Credo che ognuno di noi debba avere un percorso personalizzato. Io sono stato fortunato perché la mia famiglia mi ha lasciato autonomia in tutte le mie scelte, così anche in quelle formative. Credo che la ricchezza maggiore consista nella capacità di capitalizzare la conoscenza operando nuove scelte basate su di essa. Io ho avuto la fortuna di frequentare diversi maestri che mi hanno stimolato e ispirato.
Al giorno d’oggi puoi ‘annusare’ un contenuto online, approfondirlo su piattaforme come Coursera e poi decidere di presidiarne la soglia di innovazione. Credo che i corsi o le università non vadano frequentate per i contenuti accademici ma per la possibilità di incontrare persone in grado di ispirarti e contaminare il tuo percorso di crescita. Perché se è vero che oggi i contenuti accademici puoi prenderli online direttamente dalle migliori università al mondo, è altrettanto vero che non dobbiamo dimenticare l’importanza dei contenuti extra accademici che ci nutrono minuto per minuto, per cui la domanda complessa è: quali sono le 5 persone che frequenti di più?.
Il percorso accademico spesso è un percorso standardizzato, ma noi siamo unici, con i nostri successi e fallimenti. Con le nostre scoperte inaspettate contribuiremo sempre più a portare valore aggiunto prendendo scelte mai prese prima. Per riuscirci dobbiamo contaminarci così da valorizzarci, e per farlo serve fare una cosa che gli americani chiamano Cross Fertilization, incontrando persone con cui confrontarsi”.
Entriamo nel vivo della tua professione di Digital Life Coach. Qual è il tuo ruolo all’interno di yourDigital?
“Come socio di yourDigital, il mio lavoro da Digital Life Coach consiste nell’affiancare il primo livello dirigenziale dei nostri clienti in tutte quelle che sono le decisioni strategiche utili a fare trasformazione digitale. Per noi la trasformazione avviene quando ci sono nuovi comportanti, nuove informazioni, nuove competenze, nuove tecnologie. Per fare strategia nell’innovazione partiamo da nuovi modelli d’ingaggio e relazione con il cliente, passando per gli strumenti che utilizzano i dipendenti, ottimizzando i processi così da far evolvere l’organizzazione e il suo modello di business”.
Fisciano, Roma, Milano. Sembra un gioco di parole ma non lo è. Questo trittico rappresenta idealmente le tappe fondamentali del tuo percorso di vita, dalla nascita all’evoluzione professionale. Sappiamo però che c’è stata anche un’ampia parentesi londinese, anche qui, in veste di Digital Life Coach. Cosa ti sei riportato a casa dal mondo british?
“Viaggio per 200 mila km l’anno, lo faccio incontrando almeno una nuova persona al giorno. Londra è come Roma di 2000 anni fa: al centro della nostra Europa è uno degli hub dove le persone di tutto il mondo più volte passano durante l’anno. A Londra hai la possibilità di presidiare al meglio le soglie d’innovazione che più ti interessano cucendoti addosso la tua città. Chi si occupa di digitale parla una lingua internazionale fatta di metodologie e soglie di mercato, da Londra mi porto l’opportunità di incontrare molto facilmente persone interessanti che possono rispondere alla mia curiosità.
Guardando il tuo curriculum, e conoscendoti di persona, emerge una persona bella e determinata. La tua limpida visione del futuro è di esempio, e dovrà esserlo sempre di più, per giovani e meno giovani. Allora proviamo a decostruire il tuo personaggio, umanizzandolo ancora di più. Esistono ancora sfide che riescono a farti provare il brivido dell’ignoto o ormai non ti spaventa più nulla?
“La mia giornata è composta da successi e fallimenti quotidiani, entrambi mi spingono verso sfide ignote, il giorno in cui non proverò brivido sarò morto”.
Un famoso aforisma recita: ‘chi sa fare fa, chi non sa fare insegna’. Eppure il web sembra smentire tale teoria. In un contesto stagnante come quello dell’accademia tradizionale, sono proprio i professionisti di settore a dover condividere le proprie esperienze in aula attraverso corsi di formazione specializzanti. Che valore dai alla docenza nel tuo percorso professionale?
“Give first e Give back, sono due concetti chiave nel mio percorso professionale. Sono convinto che sia nostro dovere appena impariamo qualcosa di restituirla immediatamente agli altri, è così che avviene la magia del Give back. Solo in questo modo possiamo aumentare la consapevolezza, la competizione, e far evolvere una soglia d’innovazione. Spesso abbiamo domande ma non le risposte, il modo migliore per trovarle è condividere conoscenza attraverso docenze e percorsi di mentorship che possano far brillare le menti con domande che avranno le risposte alle nostre domande di oggi. Insegnare significa Give back, una restituzione che amplifica la diffusione della conoscenza, in un cerchio che non si chiude mai. Imparare e insegnare sono termini uniti da una relazione dinamica e reciproca, in un rapporto di win-win continuo”.