Laura Manes, Studentessa della Digital Combat Academy a Roma
Partiamo dai fatti. Mai era successo nella giovane storia della Digital Combat Academy che una nostra Studentessa provenisse dalla Facoltà di Matematica. Men che meno conoscevamo il concetto di ‘topologia algebrica’ – oggetto della tesi di Laura Manes, grande protagonista di questa curiosa intervista.
Dopo un percorso particolarmente devoto al numero, infatti, Laura ha avviato una stimolante carriera lavorativa presso una multinazionale, Johnson & Johnson, dove oggi lavora come Jr. Brand Activation Manager.
Parliamo di un perimetro professionale di alto livello, che ha irrobustito la sua consapevolezza circa le reali dinamiche di un colosso aziendale come quello in cui opera nel settore pharma.
Grande appassionata di animali, viaggi e danza, oggi Laura pratica fit boxe – disciplina che le ha permesso di realizzare un video di lancio per la sua intervista semplice sensazionale.
Per voi – passato, presente e futuro di Laura.
Abbiamo ospitato tra le nostre aule studenti universitari provenienti da tutte le facoltà possibili immaginabili che il panorama accademico tradizionale possa offrire. Eppure matematica ci mancava, lo ammettiamo a viso aperto. Partiamo subito a bomba con una sfida dunque, cioè tradurre la complessità della tua disciplina universitaria di partenza a una platea di marketer. Cos’è la topologia algebrica, oggetto della tua tesi, e cosa pensi ti abbia dato la matematica per il prosieguo della tua carriera?
“Prima di tutto, sono felice di aver aggiunto una materia in più che fino ad oggi vi mancava!
Allora, partiamo dalla definizione ufficiale di topologia algebrica: ‘è una branca della matematica che applica gli strumenti dell’algebra astratta per studiare gli spazi topologici’.
Detta più semplicemente, l’obiettivo è quello di classificare gli oggetti in base alla loro forma; uno degli strumenti mediante il quale è possibile farlo è il gruppo fondamentale, che ne cattura la forma e la traduce in un ‘numero’.
Per fare ciò, immaginiamo di avere un cappio (o un lazo da cowboy), di disegnarlo sulla superficie di un oggetto e di provare a tirarlo per vedere se si chiude fino a diventare un punto. Prendiamo ad esempio una sfera: qualsiasi cappio contenuto sulla sua superficie può essere tirato fino a diventare un punto e in questo caso diciamo che il suo gruppo fondamentale è banale. Stesso discorso vale per una retta o per un piano.
Consideriamo ora una circonferenza: poiché vi è un buco al centro, il cappio in questo caso non può essere rimpicciolito senza uscire dal bordo. Diremo allora che il gruppo fondamentale della circonferenza è l’insieme dei numeri interi (Z), in quanto è possibile associare un numero ad ogni giro che il cappio compie intorno ad essa.
Stesso discorso vale per la superficie di un cilindro (il rotolo di cartone dello scottex): se il lazo contiene lo spazio al centro, non è possibile tirarlo senza uscire dalla superficie e si ritorna al caso della circonferenza. Questo si ottiene anche se si pensa al fatto che il cilindro si scompone nel prodotto di una circonferenza per una retta, e quindi partendo da elementi più semplici è possibile arrivare allo stesso risultato.
Più complesso invece è il caso della superficie di una ciambella: si può infatti girare sia attorno alla circonferenza più grande (quella orizzontale) sia lungo la circonferenza più piccola (quella verticale). In questo caso, parliamo di prodotto di due circonferenze e il suo gruppo fondamentale sarà ZxZ. Infatti, il ‘buco’ all’interno di una circonferenza è di due dimensioni mentre il ‘buco’ in questo caso è di tre dimensioni.
Più generalmente, sarà possibile catturare la forma di qualsiasi oggetto o scomponendolo in elementi più semplici di cui si conosce il gruppo fondamentale o ‘deformandolo’ (come se fosse fatto di pongo) in un altro oggetto più semplice da studiare.
Al seguente link si può vedere, ad esempio, come una tazza di caffè può essere deformata in una ciambella piena e viceversa; dal punto di vista topologico infatti, questi due oggetti risultano essere praticamente uguali.
Oltre alla possibilità di vedere cose come quelle sopra citate senza fare uso di acidi o funghetti allucinogeni, la matematica mi è servita moltissimo.
Nello studio non sono mai stata una persona portata ad imparare a memoria i concetti, facoltà come Medicina o Giurisprudenza sarebbero state un incubo per me.
Ma se un concetto lo capisci, resta nella tua testa per sempre; puoi ricavarlo semplicemente ragionando e applicarlo ad una serie infinita di situazioni.
Nel lavoro, dal punto di vista analitico sicuramente sono sempre stata avvantaggiata: l’analisi alla fine è lo strumento che ci permette di studiare in maniera oggettiva la realtà che ci circonda e che utilizziamo come supporto quando ci troviamo a dover prendere delle decisioni.
Al di là però di formule e numeri, la matematica non è altro che una forma-mentis, ti abitua a risolvere problemi di qualsiasi tipo e soprattutto ti convince che ci sia una soluzione a tutto (o quasi)”.
Johnson & Johnson non è l’ultima delle aziende. Anzi, possiamo definirlo un vero e proprio impero – operante nel settore pharma esattamente da 134 anni. Da Channel Activation Trainee a Channel Activation Specialist, fino ad arrivare a Jr. Brand Activation Manager, il tuo percorso all’interno di questo colosso è stato indubbiamente esemplare. Accompagnaci in questo viaggio allora, e dacci più dettagli. Come sei entrata in azienda, e come è evoluta la tua professionalità al suo interno
“Sono entrata nella divisione Consumer di Johnson & Johnson, nel dipartimento di Trade Marketing, in un modo piuttosto standard: lo stage.
Le prime settimane ammetto di essermi chiesta spesso a cosa mi fossero serviti tutti quegli anni di università. Vieni bombardato da migliaia di nozioni, la maggior parte delle quali senti per la prima volta. Circa a metà percorso riesci a capire più o meno dove ti trovi e come funzionano i processi, ed ecco qui che il tirocinio è arrivato alla fine.
Successivamente ho intrapreso uno stage in Colgate, e nonostante fosse un ruolo diverso in un’azienda diversa, grazie alla mia esperienza precedente stavolta ci ho messo molto meno ad ingranare.
Prima del termine, però, sono stata ricontattata dal mio vecchio capo per un’opportunità che si era venuta a creare in azienda, così ho deciso di tornare nel ruolo di Specialist per proseguire il percorso che avevo iniziato.
Dopo circa un anno, in seguito ad una riorganizzazione interna, ho avuto la possibilità di cambiare ruolo e team, avendo così modo di svolgere nuove attività rispetto a quelle fatte in precedenza e di avvicinarmi in maniera più approfondita anche al canale farmacia.
Nonostante le multinazionali non siano così perfette come spesso le si immagina da fuori, sono sicuramente un’ottima ‘palestra’ per chi si affaccia al mondo del lavoro per la prima volta.
In tutti i miei ruoli ho avuto modo di lavorare a stretto contatto con le principali funzioni aziendali interne (Marketing, Sales, Supply Chain, Finance), con le agenzie esterne e di seguire la maggior parte dei brand.
Grazie a questo, mi sono resa conto dell’importanza che tutte le funzioni coinvolte siano allineate tra loro per poter raggiungere un obiettivo comune.
È esattamente come essere all’interno di un ingranaggio: se viene a mancare un pezzo si blocca tutto.
Come ci siamo già detti però, poiché l’Italia fa parte del Southern Europe cluster, tutte le attività di marketing strategico, tra cui anche la gestione dei canali digitali, vengono svolte in Spagna.
Spero quindi che questo corso sia il primo passo per affacciarmi ad un nuovo mondo e di sfruttarlo durante le mie prossime opportunità lavorative”.
Travel addicted e cats lover basterebbe e avanzerebbe come risposta alla domanda circa quali siano le tue passioni. La biografia del tuo profilo Instagram risulta abbastanza autoesplicativa a riguardo. Eppure ci piace l’idea di conoscere i nostri Studenti come persone, prima ancora che come professionisti, dunque approfondiamo il filone passioni. Chi è davvero Laura, e cosa ama fare nel tempo libero?
“Sicuramente i viaggi e i gatti (e gli animali in generale) sono da sempre due delle cose che amo in assoluto di più.
Avere un animale domestico è sempre stato il mio desiderio fin da bambina, ma come succede nella maggior parte dei casi, spesso i genitori sono contrari, e non c’è pianto, urla o sciopero della fame che li convinca a demordere.
Per questo, una delle prime cose che ho fatto non appena sono andata a vivere per conto mio è stata prendere un gatto. E lo rifarei altre centomila volte!
Nella mia top 3 poi c’è la danza, una passione che mi ha accompagnata per molti anni e che a malincuore ho dovuto mettere da parte una volta intrapresa la carriera lavorativa.
Nonostante la svolgessi a livello amatoriale, la danza è sempre stata per me un grande impegno più che un semplice passatempo. È il mezzo tramite il quale ho imparato ad esprimermi come non riuscirei a parole ed è il luogo dove ho conosciuto le persone che considero la mia seconda famiglia.
Ho appreso sicuramente la disciplina, il lavoro di squadra e quanto il contributo di ciascun componente sia fondamentale ed indispensabile per il raggiungimento di un buon risultato; ed ho imparato soprattutto a gestire e a prevedere gli imprevisti, piuttosto che sperare non accadano.
Una volta appese le scarpette al chiodo mi sono dedicata alla palestra, spaziando dal Pilates al Functional Training e da un paio di anni ho scoperto la Fit Boxe, che mi sta piacendo moltissimo.
Quando ho un po’ più di tempo libero invece, ogni scusa è buona per partire.
Che siano un weekend lungo o un paio di settimane, la componente principale è soprattutto una: la pianificazione. Adoro stare ore ed ore a leggere su internet tutto di quel posto e buttare giù l’itinerario: insomma, inizio ad immaginarlo prima ancora di esserci stata e, una volta lì, sfrutto ogni attimo per godermelo a pieno e, ovviamente, per scattare migliaia di foto.
Superato poi il trauma del rientro, inizio già a pensare a quale sarà la prossima meta. È proprio vero che ‘ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi’. E crea dipendenza. Una volta iniziato, non riesci più a smettere”.
Studiare è come lavorare: per raggiungere risultati bisogna avere chiari gli obiettivi in testa. Vale per un percorso formativo come il nostro, così per un progetto di strategia digitale rivolto a un’azienda. Se la meta è chiara, il percorso per arrivarci è più limpido. Concludiamo allora con la tua partecipazione alla Digital Combat Academy: cosa vuoi riportarti a casa dal corso?
“Parto innanzitutto da ciò che mi ha spinta a ricercare un corso formativo in ambito digitale: la consapevolezza di avere un gap dal punto di vista tecnico e professionale da un lato e la volontà di volerlo colmare dall’altro.
Poiché uno degli obiettivi principali di questa scuola è proprio quello di fornire gli strumenti per essere al passo con uno scenario lavorativo in continua evoluzione, sicuramente mi riporterò a casa un bel bagaglio di nuove competenze.
Ma non è tutto. Le sole competenze tecniche al giorno d’oggi non sono più sufficienti. A mio avviso, la cosa ancora più importante e che si trova alla base della mia decisione di partecipare ad un corso in aula piuttosto che ad uno online è una in particolare: la componente relazionale.
Ciò che mi avete trasmesso fin da subito è l’importanza di ciascuno studente e del contributo che può dare alla classe. Questo mi ha maggiormente attratta e ha fatto sì che io scegliessi proprio voi.
Ho sempre creduto molto nel confronto con gli altri e fino ad oggi è ciò da cui ho tratto maggior beneficio sia durante l’università che nel lavoro.
Ed è principalmente questo che spero di portare a casa alla fine del corso: una condivisione reciproca di idee, la possibilità di riuscire a vedere le cose da una prospettiva diversa ed essere pronta a cogliere nuove opportunità sia nella vita che nel lavoro”.