Lorenzo Di Marzo, Studente della Digital Combat Academy a Roma
Dalla passione per la danza al palcoscenico televisivo “Italia’s got talent”, lui è Lorenzo, nuovo Studente del nostro Corso a Roma in partenza per il 10 aprile 2021 negli spazi di Office Jam, in zona Tiburtina.
Ecco il frutto della conversazione avuta con lui.
Chi pensa alla formazione spesso fa l’errore di circoscriverla alle classiche scienze esatte, ma non dovrebbe essere così. Infatti, esistono anche percorsi in ambito artistico come il tuo, ti andrebbe di raccontarci la tua formazione artistica?
“Con piacere!
La mia formazione nell’ambito artistico del movimento (perché di movimento mi piace parlare) ebbe inizio alla giovane età di cinque anni quando espressi il desiderio di frequentare un corso di ginnastica artistica. Ricevetti così il primo imprinting con una parte di me che allora non conosceva espressione. Al contempo i miei genitori decisero di iscrivermi ad un corso di danze urbane che si teneva il sabato pomeriggio nel teatro della parrocchia di quartiere e il cui insegnante, mosso da un’incredibile passione, impartiva lezioni a titolo completamente gratuito. Così ogni sabato, per sette spensierati lunghi anni, il teatro di quella parrocchia diventava un palco per tutti quei bambini che, non traendo soddisfazione da attività convenzionali, si dedicavano a qualcosa di più creativo e dinamico.
Partecipavamo a competizioni e spettacoli allenandoci come le vere crew che vedevamo nei film e questo ci metteva addosso un’adrenalina pazzesca nel portare avanti un lavoro, un progetto comune. All’età di dodici anni il mio spirito marcatamente eclettico mi ha portato ad allontanarmi da quel mondo per tre anni durante i quali mi dedicai ad altre discipline. In concomitanza con l’inizio del liceo ripresi a ballare nella scuola di danze caraibiche che mio fratello e i miei genitori frequentavano già da qualche anno. Lezione dopo lezione e anno dopo anno io e mio fratello iniziammo a sentire l’esigenza di qualcosa di più e decidemmo di mettere su una compagnia tutta nostra con la quale ci esibivamo e insegnavamo in eventi e congressi di danza durante i quali anche noi prendevamo lezioni da altri insegnanti. Abbiamo così iniziato a viaggiare quasi tutti i weekend in Italia e all’estero conoscendo molte persone e professionisti e traendo tantissima ispirazione da quei viaggi dai quali tornavamo arricchiti di nuove energie e idee.
Nel 2015 finite le scuole superiori decisi di iscrivermi all’università alla facoltà di Ingegneria gestionale di Torvergata a Roma. A marzo dello stesso anno iniziai a sentire che mi mancava qualcosa, che non ero soddisfatto di ciò che stavo facendo e che avevo bisogno di danzare. Così dopo lunghe ricerche scoprii dell’esistenza di un percorso professionale di danze urbane della durata di 3 anni nella capitale, l’UDA (Urban Dance Academy). Ad aprile mi fiondai al provino superandolo con successo e a settembre iniziai a frequentare quell’accademia.
Quei tre anni si può dire che siano stati gli anni più intrisi di emozioni della mia vita. Quell’accademia oltre ad essere stato un percorso di formazione professionale fu per tutti noi una stanza degli specchi in cui in ogni riflesso vedevamo le nostre gioie e paure, i nostri punti fermi e le nostre insicurezze. In quel vortice di sentimenti contrastanti ho conosciuto persone fantastiche che mi hanno incoraggiato a dare sempre il meglio. Nel frattempo continuavo a lavorare con mio fratello e nel 2017 decidemmo di iscriverci al mondiale di salsa “Pasos libers”, che si tiene a Valencia con cadenza annuale, vincendo il primo posto nella categoria “Duo maschile” dopo mesi e mesi di dura preparazione.
La soddisfazione più grande che ho avuto nella mia carriera da ballerino è arrivata dopo il diploma in accademia quando io e mio fratello siamo stati chiamati dal format televisivo “Italia’s got talent” per partecipare con un’esibizione unica nel suo genere che consisteva in un ballo di coppia eseguito da due persone dello stesso sesso. Lo stile è chiamato per l’appunto “same gender”. Abbiamo così ottenuto due risultati in uno: il primo di esibirci su una rete televisiva nazionale e il secondo di sdoganare, davanti a milioni di telespettatori, il ruolo dell’uomo e della donna nel ballo di coppia focalizzando l’attenzione sulle figure di leader e follower anziché sul gender.”
Spesso arte e spettacolo si usano come sinonimi, come se non ci fossero differenze. Data la tua esperienza di professionista e formatore, ti chiediamo se ci aiuti a far chiarezza su questo mondo ad esempio spiegandoci qual è la differenza tra artista e performer?
“Credo sia abbastanza difficile rispondere a questa domanda senza scivolare in banali congetture ma ci provo. Ritengo che questa questione vada affrontata dal punto di partenza.
Chi è un artista? E chi è invece un performer?
Nel mondo contemporaneo si ha l’idea dell’artista come una persona dotata di grandi capacità analitiche, con uno sguardo sempre attento alla società e ai suoi cambiamenti ma con un parere sulle cose spiccatamente originale e differente dalla massa, una persona che, attraverso la sua arte appunto, riesce a trasmettere un messaggio chiaro che può essere condiviso o no da coloro i quali fruiscono della stessa. Parallelamente abbiamo la figura del performer ovvero colui che, attraverso il suo talento, ha il ruolo di dare “forma” al messaggio che un artista vuole estendere al pubblico.
Il performer quindi diventa il mezzo attraverso il quale l’artista concretizza la sua idea e ne esplicita lo scopo rendendo il pubblico partecipe della trasformazione e del processo creativo che ne consegue. Attraverso la performance dal vivo quindi il pubblico diventa parte attiva del dialogo svincolandosi dall’autorità formale dell’opera d’arte che, essendo stata creata e portata a termine lontano dall’occhio critico dello spettatore, mette un muro tra l’artista e il resto del mondo.
Trovo che la principale differenza fra un artista e un performer si trovi nell’upgrade comunicativo.
Quanto più il performer è bravo ad esprimere un concetto e ad entrare in empatia con il suo pubblico tanto più il messaggio dell’arista verrà compreso, analizzato e messo in discussione portando alla luce il punto di vista dello spettatore con il quale sarà così instaurata una diretta relazione. Non è escluso però che entrambe le figure possano risiedere in una sola persona.”
Analizzando i tuoi profili social, si nota un certo affiatamento (nonché collaborazione) con un’altra futura Studentessa della DCA, Lucrezia. Questo ci suggerisce che non solo nel mondo del marketing digitale, ma anche nel mondo dell’arte le collaborazioni, partnership e network sono fondamentali. Tu che valore dai al tuo network?
“L’amicizia con Lucrezia è nata nel 2015 in parallelo al nostro percorso accademico presso l’UDA. Ciò che mi ha spinto a stringere un legame forte e duraturo con lei, anche a livello professionale, è il senso di affidabilità e trasparenza che la contraddistinguono.
Per lungo tempo la nostra collaborazione è stata circoscritta all’ambito della danza. Da qualche mese invece abbiamo avuto l’opportunità di collaborare come producers alla realizzazione di uno shooting per la campagna teaser di “Mixami”, un progetto ideato dal padre di Lucrezia, mettendo in campo la nostra creatività e il nostro gusto estetico.
“Mixami” è un giovane brand che ha l’obiettivo di diffondere la cultura del cocktail italiano a porter nel mondo e quando il padre di Lucrezia ci ha proposto di lavorare alla campagna pubblicitaria e alla promozione sui social ci siamo guardati in faccia perplessi, saremmo stati in grado? La risposta è stata la scelta della Digital Combat Academy.
Durante il lockdown abbiamo cercato di adattare il nostro lavoro di insegnanti e performer al mondo digitale, organizzando e prendendo parte a lezioni di danza sulla piattaforma Zoom.
Fin da subito abbiamo riscontrato dei vantaggi e dei limiti.
Fra i vantaggi: la possibilità di raggiungere persone in più parti del mondo ed essere contattati da organizzatori di eventi esteri che altrimenti non avremmo avuto modo di conoscere personalmente.
Fra i limiti invece troviamo innanzitutto quello logistico: spesso i ridotti spazi domestici non agevolano i movimenti. Un altro limite riguarda le lacune che ho nella comunicazione digitale. Mi risulta infatti più difficile trasmettere la stessa energia attraverso uno schermo rispetto a quello che solitamente mi viene naturale in sala.
Penso infine che il network sia un valore aggiunto per il mio lavoro perchè mi permette di avere una panoramica sull’attività di molti colleghi, di capire come i migliori del mio settore lo utilizzano per ottenere più risultati.”
L’ultima domanda è quella che ci spinge ad andare sempre oltre, pertanto, ti chiediamo: cosa ti aspetti dalla Digital Combat Academy e come queste lezioni in aula potranno aiutarti nel mondo lavorativo?
“Credo che questa esperienza, oltre a formarmi dal punto di vista tecnico, possa essere una grande risorsa a livello di sviluppo personale poiché entrare in contatto con persone che provengono da ambiti diversi può favorire un interscambio utile a stimolare l’atto creativo e promuovere proficue collaborazioni.
Un altro obiettivo che mi aspetto di raggiungere frequentando la DCA è sviluppare le competenze necessarie a comunicare in modo efficace e consapevole la mia immagine e promuovere i miei servizi.”