Manuel Tundis, 10 anni di viaggio nella Comunicazione tra studio & lavoro
Calabria, Umbria, Lazio. Quante regioni deve attraversare una persona per affrontare un percorso soddisfacente nel campo della Comunicazione?
Noi della Digital Combat Academy amiamo fare le giuste domande alle giuste persone. Da un lato, ci permette di approfondire la relazione con persone in gamba. Dall’altro, ci consente di condividere storie rilevanti con la nostra community. È una strategia win-win in cui, davvero, vincono tutti.
Se le storie, poi, vengono dal mondo di Scienze della Comunicazione, ci interessano ancora di più. La nostra scuola si prefigge l’obiettivo di affiancare o proseguire il tradizionale percorso universitario, dunque ogni intervista con studenti o laureati in Comunicazione e Marketing rappresenta, per noi, un potente insight.
Di recente avevamo intervistato Annalisa Milani, altra giovane promessa del panorama comunicativo italiano. Abbiamo dunque pubblicato la sua intervista su Facebook, riscuotendo un certo successo in termini di interazioni. Tra tutte è spiccata quella di Manuel Tundis, che ha lasciato un commento talmente potente da colpire la nostra attenzione.
L’abbiamo dunque ingaggiato prima via messaggio prima e poi via email. E questa è la sua storia, a metà tra lo studio e il lavoro, da cui tutti possiamo imparare qualcosa. A te la parola, caro Manuel.
Il mondo del lavoro avanza, la formazione accademica tradizionale sembra non stare al passo. Quali aspetti ti senti di condannare rispetto ai Corsi di Laurea Triennale e Specialistica?
“Basandomi sulla mia esperienza universitaria, ritengo che sia i corsi triennali sia i corsi specialistici mantengono ancora una impostazione quasi solo teorica, poco pratica e perciò spesso lontana dalle esigenze e dalle richieste concrete provenienti dal mondo del lavoro. Questo discorso vale maggiormente per il percorso di studio triennale che non restituisce allo studente una vera e propria professione. Esso è a mio avviso solo basilare per il conseguimento della vera laurea, quella specialistica.
Ritengo tuttavia che nelle nostre Università insegnino docenti eccellenti ed estremamente preparati, i quali troppo spesso però non hanno gli strumenti e gli spazi e il tempo necessario per poter svolgere attività laboratoriali in parallelo alle lezioni teoriche in aula.
Ricordo molto bene che durante gli anni della specialistica, per il corso di “Metodi Statistici per le ricerche di mercato”, ci era impossibile fare la giusta pratica sui software statistici più comunemente utilizzati dalle aziende come “Spss”, studiato attraverso le slide delle lezioni o sul libro di testo, ma con pochissima pratica sul software, in quanto l’università non era in possesso delle licenze per l’uso.
Risulta ovvio, a questo punto, che un laureato (anche col massimo dei voti) potrebbe non essere in grado di soddisfare le richieste di una azienda che richiede per l’assunzione la conoscenza di software statistici per le sue analisi di mercato.
Anche lo studio di casi concreti derivanti dal mondo del lavoro sono a mio avviso carenti. Durante i due anni di specialistica presso La Sapienza, nonostante siano stati organizzati numerosi incontri in aula con imprenditori e professionisti del marketing e della comunicazione, non si è mai scesi in studi aziendali approfonditi, per esempio su come una azienda sia riuscita ad internazionalizzarsi o a incrementare le sue vendite grazie al social media marketing ecc. Non si tratta di mostrare e raccontare i casi di successo, ma di approfondire lo studio sulle azioni concrete da loro messe in atto per raggiungere dei risultati specifici.
Un corso specialistico dovrebbe lanciarti nel mondo del lavoro, dandoti non solo delle basi teoriche (che restano importantissime), ma fornirti anche la percezione di come sia il mondo del lavoro.
Un altro aspetto che sento di criticare è il modo in cui vengono svolti i tirocini universitari. Per il mio corso di studi specialistico, erano richieste 120 ore di tirocinio obbligatorio presso una azienda operante nel settore di studio, ma per una laurea specialistica 120 ore sono davvero poche anche se apparentemente potrebbe non sembrare.
In ultimo (ma non di minore importanza) ci sta lo studio delle lingue straniere, che andrebbero senza ombra di dubbio incrementate. Alcune materie potrebbero (o dovrebbero) essere insegnate direttamente in lingua straniera, in quanto sempre più aziende richiedono come requisito per l’assunzione la capacità di parlare almeno l’inglese in modo tecnico, cioè oltre il semplice livello scolastico. Perciò non possiamo continuare a considerare l’insegnamento delle lingue straniere quasi come un di più, ma bensì come una priorità”.
Raccontaci della tua decennale esperienza di studio. Come si è intrecciato questo percorso con la tua carriera lavorativa?
“Il mio percorso di studi iniziò nel 2007 presso l’Università della Calabria, quando mi iscrissi al corso di Scienze della Comunicazione sotto l’indirizzo di Lettere e Filosofia che frequentai fino al 2010 quando decisi di cambiare ateneo a causa di gravi disguidi causatimi, tra cui la mancata certificazione di alcuni esami regolarmente sostenuti (vicenda rimasta senza spiegazione e oramai archiviata).
A Settembre dello stesso anno mi iscrissi presso la Carlo Bo di Urbino (Pu), dove continuai a studiare Scienze della Comunicazione e dove conseguii nel 2013 la laurea triennale leggermente in anticipo sui tempi. Fu dopo l’iscrizione al corso specialistico in “Organizzazione e Marketing per la Comunicazione d’Impresa”, presso La Sapienza di Roma, che iniziai la mia vera e propria carriera lavorativa.
Dal 1 Gennaio 2015 di fatto cominciai a lavorare per un Assessore al Comune di Rende (Cs) diventando il curatore e il responsabile di tutta la comunicazione online, occupandomi della gestione e creazione dei contenuti per i social. In modo più specifico mi occupai sia della redazione degli articoli informativi, lavorando come copywriter, che dell’organizzazione dei contenuti da diffondere sui differenti social network e social media (Facebook, Twitter, Instagram e un blog WordPress).
Pochi mesi dopo, iniziai a collaborare contemporaneamente con la ‘Inlogico.com’ una agenzia di comunicazione di Roma. Mi inserii in azienda come copywriter, passando poi ad occuparmi della gestione dei canali social sia interni all’azienda, che di alcuni clienti. In più mi occupai di consulenze sul social media marketing per diversi clienti italiani e alcuni maltesi.
In questo periodo alternai studio e lavoro, dando a entrambi pari importanza in quanto il lavoro pratico mi aiutava a comprendere meglio ciò che studiavo, mentre lo studio mi aiutava a svolgere meglio il mio lavoro.
Decisi di allentare la mia attività lavorativa concludendo l’esperienza in Illogico solo a seguito della decisione di dedicare più tempo alla ricerca sull’imprenditoria storica in Calabria, tema della mia Tesi di laurea specialistica, che continuo ad approfondire con la volontà di dar vita ad una attività di consulenza di marketing per le imprese storiche. Tuttavia durante questo periodo di ricerca e poi scrittura della Tesi, continuai a portare avanti il lavoro per l’Assessore Rendese.
Ora, ciò che mi preme sottolineare, è l’importanza di abbinare alla teoria universitaria delle esperienze pratiche concrete, e non solo per avere maggiori chances di inserimento lavorativo una volta conseguita la laurea (o addirittura prima del conseguimento come successo ad alcuni miei ex colleghi di università), ma anche per poter lavorare in proprio da subito, se non dovessero aprirsi le porte come lavoratore dipendente”.
Ipotizziamo che la Digital Combat Academy abbia la giusta visione del mondo, e che un breve percorso di formazione privata possa completare – senza mai sostituire – il percorso universitario. Spiegaci cosa ti piacerebbe ottenere da un ideale corso di formazione.
“Da un corso di formazione privata post universitario, mi piacerebbe ottenere delle competenze tecniche e operative molto concrete da poter essere subito applicate nel mondo del lavoro, esattamente come fa la Digital Combat Academy, che colma, con i suoi corsi specifici, i vuoti lasciati dall’Università.
Faccio un esempio: nonostante io sia uscito da un corso specialistico in marketing e comunicazione aziendale, durante le lezioni, non sono mai state approfondite in modo operativo le diverse campagne di marketing che è possibile effettuare attraverso i social network, piuttosto che l’analisi di un database di clienti al fine di suddividerli in diverse categorie in base alla quantità e tipo di acquisti, spesa, frequenza, ecc”.
Pensi che l’Università riuscirà mai ad allinearsi alle reali esigenze del mondo aziendale?
“In teoria si, bisognerebbe però stanziare maggiori risorse alle nostre scuole e Università, dotarle di migliori infrastrutture, potenziare i tirocini aziendali. Tuttavia non sembra che le politiche odierne siano troppo orientate al potenziamento reale e non solo dichiarato dei nostri atenei. Inoltre vi è troppa differenza in Italia tra Ateneo e Ateneo ad esempio tra quelli del Nord e alcuni del Sud, specialmente per quanto riguarda i collegamenti con il mondo dell’imprenditoria e del lavoro in generale. Se le cose dovessero continuare ad andare avanti così, credo che questo allineamento non avverrà mai, in quanto le esigenze delle imprese cambiano molto più velocemente rispetto alla capacità di adeguamento mostrata dal sistema universitario”.