Marisa Del Prete, Studentessa della Digital Combat Academy a Milano
Se digitiamo il nome di Marisa Del Prete nel box di ricerca della nostra email aziendale ci escono fuori molti risultati. Ci aiutano a ricostruire la relazione costruita nel tempo con la protagonista di una storia davvero particolare,e che condividiamo qui con voi prima di farvi assaporare la sua piacevole intervista.
Marisa si candida nel dicembre 2018 al Corso in Aula a Roma che sarebbe partito per aprile 2019. Entriamo in contatto e scopriamo poco dopo, per sua fortuna, che Marisa non potrà partecipare per aver vinto una borsa di studio all’estero.
Tornata in patria, Marisa torna ad interessarsi di noi e partecipa al Bootcamp di Emanuel Mazzili che abbiamo organizzato, sempre a Roma, verso metà luglio. Non paga, si candida al Corso in Aula a Milano, e finalmente si chiude un piacevolissimo cerchio apertosi circa 8 mesi fa.
Siamo felici di avere Marisa in classe per tanti motivi, ma 3 più di tutti gli altri.
Il primo è l’energia che ha dimostrato tornata dalla sua esperienza all’estero. La Lituania, così distante da casa, ha irrobustito il suo carattere e alimentato il suo entusiasmo per la vita.
Il secondo è il climax della relazione che abbiamo avuto nell’ultimo anno con lei. Da candidata a Roma a Studentessa a Milano. Segno che un po’ siamo bravi a coltivare le relazioni, e un po’ attiriamo persone tenaci.
Il terzo è il suo contagioso sorriso. Marisa sprizza positività da tutti i pori. Dato che abbiamo sviluppato una certa empatia, siamo certi che dietro quel sorriso si celino tante storie. E non vediamo l’ora di ascoltarle.
Intanto, buona lettura.
L’università vive tempi burrascosi, specie nel campo della comunicazione. La tradizione istituzione accademica viene tacciata di essere scollegata dal mercato del lavoro, sia a livello di competenze che di contatti. Rispetto a Triennale e Magistrale, che giudizio complessivo daresti alla tua esperienza presso la Sapienza di Roma?
“Mi piace pensare che La Sapienza sia un po’ come Roma: grande e caotica; ti accoglie e ti divora col suo amore travolgente e solo se sei forte superi quello che pensi sia insormontabile.
Cinque anni fa scelsi convintamente di seguire il corso in comunicazione tecnologie e culture digitali per il prestigio dell’università e per l’offerta formativa che proponeva. Riguardo alla scelta della magistrale invece, ammetto di aver dubitato e di aver guardato altrove, ma per una serie di variabili intervenienti sono rimasta ancorata a mamma Sapienza.
Sarò sincera nel dare un giudizio complessivo: il percorso di laurea specialistica che sto per concludere in organizzazione e marketing per la comunicazione d’impresa ha deluso le mie aspettative. Pur avendo messo le mani in pasta, lavorato in ottimi team ed instaurato dei rapporti speciali con alcuni docenti, posso dire con fermezza di aver acquisito una formazione umanistica solida in triennale e delle competenze in comunicazione e marketing durante la magistrale, ma non quelle giuste per battermi, competere e infine distinguermi nel mercato del lavoro di oggi. Credo infatti che l’università debba rispondere in maniera tempestiva e dinamica alle esigenze degli studenti e del mondo complesso in cui viviamo”.
Al telefono ci eravamo ripromessi che sarebbe stata la prima domanda, ma per rispettare l’ordine cronologico del tuo percorso formativo la facciamo slittare in seconda posizione. Lituania, Lituania, e ancora Lituania. Parliamo della tua recente esperienza nei Paesi baltici, nella quale ti sei sfidata in Erasmus lontana dalla tua nazione, dalla tua lingua e dalla tua zona di comfort. Due domande: com’è andata, e cosa ti sei riportata a casa da questa incredibile esperienza?
“‘Chi vuole il miele deve avere il coraggio di affrontare le api’.
Un giorno ero seduta in piazza della scala a Milano, quando fui colta dalla gentilezza e dalla bellezza di una ragazza africana, avevamo la stessa età, gli stessi capelli (o quasi) eppure avevamo vissuto fino ad allora due vite così diverse. Mi mise nelle mani dopo una divertente chiacchierata un po’ in francese e un po’ in napoletano (perché secondo me si somigliano), un libro di poesie africane che riportava proprio il proverbio sopra citato. Mancava un mese alla fine della mia esperienza Erasmus eppure prima di quel momento non avevo ancora colto quanto di magico avevo e avrei vissuto.
Pensai che fossi esattamente come i vogliosi di miele: affamata di inglese ero partita con l’intenzione di affrontare a tutti i costi le api. Ragionai che le mie api erano state soltanto ‘particolarmente diverse’: erano fatte di freddo polare, di nevicate improvvise, di zuppe dai gusti improponibili, da una comunità che faceva fatica a sorridere e tendere la mano, solo perché a parer mio impaurita da ‘l’altro’.
Ho portato a casa una Marisa più forte caratterialmente che sa reagire alle nevicate improvvise, che ha più coraggio di salire sull’aereo da sola, che ha una consapevolezza di voler stare al mondo diversa e un senso di appartenenza alla nostra terra più profondo ma c’è dell’altro. Scusami ma la valigia era grande e c’era ancora spazio per due cose non meno importanti: degli amici di avventura incredibili e tanta gratitudine verso la vita.
È stata un’esperienza irripetibile e permettimi di dire che non tutte le deviazioni lungo il percorso sono problemi, ma bensì scorciatoie che possono regalare panorami inaspettati. Come si dice in questi casi: Carpe diem!”.
Nella tua pittoresca descrizione su LinkedIn ti definisci un talento innato nelle pubbliche relazioni. Affermazione ambiziosa e confidente, comprovata dalle diverse esperienze come promoter – attività in cui la componente relazionale è centrale, se non determinante. Secondo te con competenze sociali come empatia e ascolto ci si nasce, o si possono sviluppare lungo il percorso?
“Qualche giorno fa dissi ad un amico anche di vostra conoscenza, Nicola Mazzara: ‘Le relazioni sono il cuore di una persona’. Sicuramente lavorare a contatto con il pubblico, prima nei ristoranti e dopo come promoter, ha fatto sì che le mie capacità di riconoscere pensieri e sensazioni altrui migliorassero, mentre credo sia nella mia natura avere la predisposizione ad interagire ed ascoltare l’altro con empatia e con il sorriso che mi contraddistinguono da sempre; se non lo facessi mi sentirei vuota e spenta. In ogni caso, so che è difficile fidarsi cosi ti cito una ricerca della Cambridge University, la quale analizzando un campione di oltre 46 mila persone ha scoperto che l’empatia è legata in parte a fattori genetici e l’analisi ha anche dimostrato che le donne, in media, sono più empatiche degli uomini. Lascio a te, se vuoi la possibilità di controbattere!”.
Concludiamo con un riferimento alla nota che hai pubblicato su LinkedIn a fine luglio, proprio di recente. Come molti italiani che tornano dall’estero hai subito attaccato il territorio per tornare a caccia di stimoli – soprattutto a livello formativo, andando a caccia di idee, opportunità e networking. Cosa ti motiva a migliorarti costantemente, e da dove arriva questa tua energia positiva con cui sorridi alla vita e cerchi nuove sfide?
“‘Se l’occasione non bussa, costruisci una porta’. Questa frase è il faro della mia vita, cerco sempre una via d’uscita dai momenti difficili, e se non la trovo la costruisco cercando di non perdermi mai d’animo.
Se dovessi pensare in senso figurato, direi che la motivazione è il motore e l’ambizione il conducente, entrambe sono imprescindibili e necessarie per continuare a lottare per degli obiettivi che si vogliono raggiungere a tutti i costi, nonostante le infinite difficoltà.
La voglia di migliorarmi continuamente, di conoscere persone e partecipare ad eventi, risiede nel fatto che non voglio restare fuori dalle partite/sfide che la vita mi mette davanti rimanendo una fra tante, voglio al contrario andare oltre i confini mentali che spesso creo come molti, per auto sabotarmi e convincermi di non riuscire, per crescere, maturare esperienze e competenze con un solo obiettivo: fare la differenza, ad ogni costo”.