Stefano Stravato Presenta lo UX Dojo
Stefano Stravato lo conoscete. Docente della Digital Combat Academy dal giorno zero, tiene con orgoglio il modulo di UX Design nel nostro Corso in Aula di marketing digitale. Per come concepiamo noi le relazioni, immaginiamo Stefano nostro Docente da qui a per sempre.
Tra le tante attività che compongono la vita di Stefano, prima su tutte essere Co-Founder dell’agenzia Fifth Beat, dall’anno scorso se n’è aggiunta una nuova, vicina al nostro business. Si tratta infatti di una scuola verticale sullo UX Design, in cui i Maestri sono gli stessi professionisti che animano l’agenzia di Stefano.
Lasciamo la parola a lui, dunque, per presentare un percorso di formazione che, nel nostro disegno strategico, rappresenta un potenziale prosieguo del nostro Corso in Aula.
Se un nostro Docente fonda una scuola è nel nostro interesse promuoverla. Si tratta dopotutto di consentire a un particolare target di avere un assaggio della materia in casa da noi, qui alla DCA, per poi proseguire su un percorso più verticale. Partiamo dunque proprio dal target. Quali sono i segmenti di pubblico a cui si rivolge lo UX Dojo?
“UX Dojo si rivolge a persone pronte a fare un pasto completo dopo il primo assaggio del percorso professionale che vogliono realizzare. Consapevoli che il design non sia solo una questione di creatività, ma un mix di processi e tecniche, da praticare più che da studiare. UX Dojo è il posto giusto per sperimentare cosa significa fare ricerca e progettazione centrata sulle persone.
UX Dojo è pensato per due segmenti principali:
- chi ha appena cominciato e;
- chi ha già un po’ di esperienza pratica.
Al primo gruppo appartiene chi ha cominciato da poco. Persone curiose, che imparano in fretta e fanno le domande giuste. Persone che sanno che alcuni dubbi non trovano risposta sui libri o nei corsi accademici e vengono allo UX Dojo per confrontarsi con professionisti che affrontano tutti i giorni questi temi e li risolvono con idee, modalità e soluzioni molto varie.
L’allievo ideale, sebbene alle prime esperienze: non confonde UX e UI, ha almeno un progetto di cui va fiero o dal quale ritiene di aver imparato tanto, crede sia un valore investire tempo e denaro per mettersi alla prova su progetti concreti, ambisce a diventare protagonista in questo campo,
vuole avviare un solido percorso professionale.
Nel secondo segmento di pubblico c’è chi è preparato, ma non sa fino a che punto può spingersi, qual è la sfida che può accettare senza temere i fallimenti (che ci piacciono, sia ben inteso, tranne quando procurano danni ai nostri clienti!). Dopo aver frequentato la prima edizione dello UX Dojo, i designer sono tornati a casa con la consapevolezza di potersi impegnare in progetti e per clienti decisamente più impegnativi di quelli affrontati fino a quel momento.
Tutto questo avviene perché UX Dojo è pensato come un intenso percorso di crescita umana e professionale. Il percorso formativo è progettato affinché i partecipanti, anche non si sono mai conosciuti prima, possano portare a termine brief reali proposti da clienti reali, anche in poche ore, 8 o 16. È un modo di simulare quello che ci capita tutti i giorni: siamo davvero certi di poter scegliere con chi vogliamo lavorare e quanto tempo dedicare a un progetto? UX Dojo consegna le chiavi per comprendere meglio il mondo reale e come comportarsi di fronte agli imprevisti o alle difficoltà”.
Come sappiamo, la vera forza di una scuola la fanno i Docenti. Il tuo curriculum parla da sé ma non è certo un progetto che seguirai da solo. Dacci allora un’anteprima delle professionalità presenti nella scuola. Chi sono i professionisti che ti accompagneranno in questo nuovo viaggio e come sono stati selezionati?
“Parlerò del maestro, degli insegnanti e degli allievi, per dare seguito alla metafora del dojo, che per noi rappresenta ‘la via verso la perfetta unità tra mente e corpo per la massima realizzazione di uno UX Designer’.
In 4 giorni condensiamo tutto il processo di design, dalla fase di scoperta a quella di prototipazione e test, passando per ideazione ed esecuzione. Ci riusciamo grazie a due ingredienti difficili da replicare: l’affiatato team di docenti che proviene dalle fila di Fifth Beat, l’agenzia che ho co-fondato nel 2014; l’estrema cura che abbiamo nel seguire i gruppi di lavoro formati dagli allievi.
Il maestro è Raffaele Boiano, il mio socio. Tre anni fa ha inaugurato la prima cattedra di UX Design presso un’università italiana, al Politecnico di Milano. Ha conquistato questo incarico dopo centinaia di ore di lezioni in master, corsi e workshop in Italia e all’estero, senza contare l’esperienza concreta su progetti per i nostri clienti.
Raffaella Roviglioni è l’insegnante di User Research che farà comprendere agli allievi cosa significa entra in empatia con gli utenti. È una grande studiosa, animatrice della comunità di pratica in Europa e ha tantissima esperienza sul campo. Sensibile, determinata, attenta al dettaglio, gli allievi apprendono da lei anche quando si concede un momento di silenzio, perché prendono esempio dai suoi gesti, semplici e concreti.
L’insegnamento di User Interface (UI) è affidato a Francesco Vetica, la sua passione e curiosità per il design non conoscono limiti ed è un piacere, come suo collega e partner, vederlo affrontare nuove sfide: porta sempre soluzioni innovative ed efficaci. Una delle ultime è fare il coordinatore scientifico di un master di UI design al Tag.
Domenico Polimeno conosce il nostro processo dall’inizio alla fine e i suoi punti di forza sono i test di usabilità e le sfide impossibili. Da 5 anni è nel Gruppo di Lavoro per l’Usabilità presso il Ministero per la Pubblica Amministrazione e non l’ho mai visto tirarsi indietro rispetto a qualunque tipo di progetto o scadenza entro …ieri. L’altro giorno ha impiegato solo 20 minuti per insegnarmi a fare un discovery workshop da remoto, usando un tool online scoperto la settimana prima.
Nicola Bertelloni insegna Code Prototyping e ha fatto suo un motto di Plutarco, ‘Navigare è indispensabile, vivere no’. A 30 anni ha un curriculum breve e affascinante: laurea con lode in filosofia, presa tra l’Università di Pisa e la Sorbonne; content editor; giornalista; graphic designer; front-end developer. Oggi persuade manager, con 20 anni di esperienza in più, sulle soluzioni tecnologiche da adottare in progetti mai provati prima, come se non avesse fatto altro nella vita. Ha fantasia, capacità di autoapprendimento e tasso di successo pazzeschi.
Oltre agli insegnanti devo citare gli allievi, veri protagonisti del tatami, perché ci hanno lasciato feedback molto positivi in cui parlano di ‘carica indescrivibile, miglioramento nella gestione del tempo, equilibrio tra pratica e teoria, arricchimento professionale e personale‘”.
Lo UX Dojo giunge, nel 2019, alla sua seconda edizione. Quali sono le novità rispetto all’anno scorso?
“Abbiamo ampliato l’offerta e oggi abbiamo 3 opzioni. Della prima abbiamo parlato. È lo UX Dojo Full, la 4 giorni che tocca tutte le fasi del processo di UX Design. È aperta a tutti, si tiene quest’anno a Roma, e prevede la presenza di clienti che propongono progetti reali, quindi le relative sfide, e ne validino il risultati finali. Dimenticavo la notizia più importante: ci sono due borse di studio, gli studenti o i candidati della DCA che vogliano partecipare possono compilare il form!
La seconda opzione è l’executive: è disegnato ad hoc per le aziende o per i partner che ci contattano con esigenze specifiche. Co-disegnamo lo UX Dojo con il nostro committente: scegliamo la location, la durata (da 1 a 5 giorni) e i partecipanti. L’evento potrebbe essere chiuso, dedicato in esclusiva ai dipendenti dell’azienda o misto, e cioè aperto alla partecipazione di pubblici esterni all’azienda, ad esempio per diminuire i costi o attrarre i talenti della comunità locale.
La terza opzione è il mentoring. Non è scontato che uno o cinque giorni di UX Dojo cambino in un sol colpo cultura e pratiche quotidiane di un’azienda. Per rinforzare l’apprendimento delle competenze e favorire il cambiamento, proponiamo di legare allo UX Dojo Executive alcune giornate di mentoring: un designer segue il team di lavoro durante le fasi di un progetto, con l’obiettivo di semplificare i flussi di lavoro, verificare il livello di qualità e la bontà dei risultati raggiunti,e, soprattutto, creare il design system, che diventa un vero e proprio asset dell’azienda”.
Una scuola nasce laddove c’è un’esigenza formativa. Se lo UX Dojo è stato partorito proprio ora è perché il mercato lo chiede, e ne ha bisogno. Concludiamo allora con una panoramica proprio sul mercato del lavoro. Come vedi evolvere questo settore e quali sono gli sbocchi lavorativi più appetibili?
“Ogni giorno ci chiamano o scrivono clienti, partner, conoscenti che cercano ricercatori o designer per un ‘progetto di UX’. Le opportunità continueranno ad aumentare, insieme a un po’ di confusione. Gli addetti ai lavori dovranno essere molto bravi nel qualificare i progetti e cioè nel definire, sin dalle battute iniziali, di cosa ha davvero bisogno il loro committente:
- di creare un prodotto che includa nel design le esigenze dei clienti finali;
- di una buona user interface;
- di razionalizzare l’organizzazione dei contenuti con una solida architettura dell’informazione;
- di stabilire la design governance ovvero chi in azienda prende le decisioni sul design di prodotti e servizi oppure capire chi ratifica il successo o il fallimento di un progetto e in base a quali indicatori chiave di performance (KPI).
Prevedo che aumenterà la capacità di misurare, dati alla mano, quanto il buon design impatti sul business. I digital manager avranno sempre maggiore consapevolezza del ruolo dei colleghi designer. Se ne circonderanno o ne acquisiranno alcune competenze chiave, soprattutto se avranno la responsabilità dell’esecuzione del progetto o quella di creare una diversa cultura aziendale, finalmente consapevole del significato più profondo di fare progettazione per le persone, con le persone.
Se Fifth Beat si impegna nella progettazione e nella promozione dello UX Dojo è per fornire a designer e aziende non solo gli strumenti ma anche le occasioni reali per mettersi in gioco e usare la ricchissima e variegata cassetta degli attrezzi in modo efficace.
UX Dojo rappresenta il modo per apprendere in poco tempo e sul campo come si raggiungono gli obiettivi prefissati, sfida dopo sfida, investendo, in massima parte, su se stessi e sulle proprie risorse. È il percorso impegnativo e soddisfacente che porta a comprendere i benefici di un approccio di design che ha finora ha garantito un ritorno sull’investimento (ROI) misurabile e in linea con le aspettative di chi lo ha richiesto”.